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L’allenatore deve essere al tempo stesso maestro, amico e poliziotto.

                (Vujadin Boskov)

 

  Il  tifoso si sfoga

Sul Maradona

E' la solita storia infinita che produce solo chiacchiere. La questione dello stadio ormai ha stancato tutti, ma se De Laurentiis avesse voluto fare sul serio, almeno il centro sportivo se lo sarebbe già costruito. Ecco perchè la gente non crede più a nessuno.

Vincenzo Scala - Pozzuoli

 

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    Dopo un fiume di belle previsioni, finalmente la realtà. Ecco il Napoli dei pronostici, il collettivo dominante che si afferma su un campo storicamente ostile -quello di Firenze- con l'autorità che si addice alla squadra consapevole e padrona. I fantastici quattro del centrocampo azzurro sciorinano palleggio, possesso ed aggressività: per la Fiorentina -paralizzata e ferita a morte dopo l'avvio-  la strada è su una maledetta salita già dopo un quarto d'ora. Hojlund è la sorpresa in cui non si osava sperare: quando il talento scintilla, le caute trafile di inserimento vanno a farsi benedire, velocemente e senza ipocrisie di comodo. Il resto lo fa la linea difensiva -Beukema sugli scudi, finalmente-  che contiene senza molti affanni sulla brillante scia della scorsa stagione. Soltanto l'incertezza di Milinkovic sulla rete viola ripropone in modo sottile le note diatribe sulla necessità di un secondo numero uno pagato a peso d'oro. Un ingombro di lusso di cui presto capiremo gli effetti.
    Quanto più la macchina perfetta miete successi, tanto più cresce il timore su cosa possa incepparla. I quattro di una meravigliosa mediana rubano i titoli ed offrono tutte le garanzie, ma sono esposti al logorio di tanti impegni ed alle angosce per un ricambio che non c'è. Un mercato votato all'acquisto dei rincalzi consegna al Napoli un paradosso imbarazzante: il centrocampo a tre, campione d'Italia, aveva due subentri (Gilmour e Billing). Quello a quattro aumenta di unità, ma in panchina, oltre allo scozzese, siede solo Elmas, duttile quanto si vuole, ma poco votato ad una fase puramente difensiva. E' facile prevedere qualche patema -malaugurati infortuni a parte- già quando Anguissa partirà per la coppa d'Africa, lasciando una mediana con gli uomini contati a fronteggiare tutti gli impegni. Sarà ovvio valutare un cambio di modulo, abbandonando però il certo per un incerto in pieno divenire, visto il macchinoso inserimento di Noa Lang nelle gerarchie di squadra. Nelle alchimie di Conte c'è la risposta ai dubbi che incombono su una rosa potente ma imperfetta.
     Il Napoli affronta la trasferta di Manchester col vento in poppa e senza i patemi della sfida decisiva. E' la leggerezza giusta per approcciarsi ad una competizione subdola, che gonfia le casse ed il petto dei tifosi ma drena energie vitali. Meglio il quinto scudetto o la semifinale di Champions? Già il confronto tra due sogni esprime le priorità a cui votarsi. Anche dopo una galleria di successi, la beffa aspetta sempre dietro l'angolo. Chiedere informazioni a Simone Inzaghi, scappato in Arabia con le ferite ancora aperte e sommerso da un mare di tormenti.

(Fa.Cas.)

 

    Ma quanto è falso il calcio di agosto? Muoversi fra le variabili che confondono il giudizio è una impresa maledetta, ogni santo anno. Mercato da definire, moduli in rodaggio, preparazioni da smaltire, inserimenti lenti: l'avvio di campionato è un rompicapo mortale. Se male cominci, la classifica ti ingoia. Ecco perchè sono solo i sei punti la meravigliosa certezza di un Napoli in lenta evoluzione. Trenta secondi in meno ai novantaquattro minuti giocati, e ben altro umore narrerebbe un Vangelo fitto di perplessità. Perchè i favolosi quattro palleggiano bene ma pungono poco, perchè lo spaurito Lucca regge un peso più grande di lui, perchè c'è la brutta impressione che la quadra sia ancora miraggio, se Caprile - un rimpianto per molti tifosi avveduti - è spettatore non pagante per tutta la gara.
    Avere De Bruyne in squadra e temere di non sfruttarlo è una sensazione avvilente, ma reale. Il nuovo modulo esclude un esterno alto e varia la posizione dei centrocampisti. L'intenzione è non dare riferimenti, ma nella sostanza il fuoriclasse è lontano dall'area, mentre McTominay da incursore diventa seconda punta in pianta troppo stabile (e statica): è un passo avanti per il suo rendimento? I quattro centrocampisti richiederebbero che l'unico attaccante sia un castigo divino. Ma è decisamente troppo per le timide spalle di Lucca, uno spaurito gigante che sta consumando un dramma sportivo: da ricambio rampante ad improbabile terza scelta, quando Big Rom tornerà in pista. E' il preludio ad un verosimile dimenticatoio -costato quaranta milioni- che avvilisce lui e gli avveduti tifosi di cui sopra. Al netto dell'infortunio di Lukaku, la filosofia di mercato sulla punta centrale, forse, meritava altri ragionamenti. Ma di questo parleremo in futuro.
     Tra i sei punti a bilancio e qualche mugugno passeggero, è questo il quadro di fine agosto, meraviglioso perchè destinato a migliorare. L'arrivo di Hojlund e la filosofia di lavoro di Conte rassicurano una piazza che sa di restare protagonista in Italia e accarezza sogni di gloria anche in Europa. E' la Champions League l'unica variabile incerta che accompagnerà gli azzurri per un lungo tratto. Il giusto compromesso fra la gloria europea ed il tributo da pagare alla fatica è affare subdolo e complicato. Perchè la vanità può costare il tricolore. Ma agosto è falso, e non ne parla nessuno.

(Fa.Cas.)
 

    Al netto di uno straordinario successo, la vera eredità lasciata dalla stagione scorsa è il valore aggiunto attribuito ad Antonio Conte. Se una squadra -non la migliore- ha vinto lo scudetto, allora il merito va a chi ha assicurato quel quid in più. Questo è lo spirito - rassicurante ma ambiguo- che ha guidato gli umori degli ultimi tre mesi ed anestetizzato le reazioni ad una campagna acquisti non in linea con le tronfie aspettative di giugno, quando le casse piene e il rinnovato del mister obbligavano le attese su ben altri obiettivi. Invece, nonostante la casella lasciata libera da Kvara, la società si è lanciata nella semplice ricerca di doppioni all'altezza, senza concentrarsi (fino ad ora) sul grande nome. Il risultato è che oggi, nei suoi titolari,  il Napoli è lo specchio fedele della squadra dell'anno scorso, con un interrogativo in più (la punta centrale) una casella lasciata vuota (l'esterno di attacco) ed una unica variabile di spessore, Kevin De Bruyne.
     Il lato curioso della faccenda è che il fuoriclasse si è inserito nell'unico settore con titolari inamovibili, rendendo obbligato un rimodellamento del modulo (prevedibile già a giugno, in verità) ed un rimpasto delle priorità in un mercato che non privilegia più la ricerca dell'esterno di attacco. Insomma, il Napoli si è presentato ai nastri di partenza vantando vecchie certezze e un solo inserimento di vero rilievo. Una formula sicura che ha prodotto i primi risultati già alla prima col Sassuolo. Padronanza di palleggio, solidità difensiva, estrema concretezza sottoporta. E' il lavoro di Conte che si matura giorno per giorno e produce risultati che esulano dai cambiamenti del gruppo. Ben altro abbrivio rispetto all'anno scorso, quando gli ultimi colpi di mercato rappresentavano una necessità vitale e non una semplice rifinitura. Oggi il possibile arrivo di Hojlund (ma soprattutto un investimento che esclude altri grandi colpi) consolida le velleità del nuovo modulo e relega il vecchio 4-3-3 a necessità episodiche, nell'attesa che Lang diventi il protagonista tanto atteso.
     Inutile cercare di dedurre altro in una finestra di valutazione, quella di agosto, che spesso lascia il tempo che trova. Altrettanto incerto appare il peso specifico delle concorrenti, specie quando una fra le più accreditate, quel Milan guidato da una volpe vecchia e vincente, è vittima di uno scivolone già alla prima di campionato. Tra nuove rivoluzioni (Juve e Roma) e parabole forse in discesa (Inter), tocca al Napoli il ruolo di ovvia favorita. Una scomodità per tutti, tranne che per un maniaco del volo basso e della sofferenza quotidiana: Antonio Conte.

(Fa.Cas.)
   
  

 

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