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   Aveva poche “stelle”, ma molti ragazzi audacissimi, coraggiosi, irriducibili, intorno al neo acquisto Savoldi, quel Napoli temprato da Vinicio che, in uno splendido dicembre del 1975, andò a lottare per un inatteso primo posto all’Olimpico contro la Lazio di Maestrelli, in un campionato che sarebbe stato vinto poi dal Torino sulla Juventus.
     Era ancora fresco il ricordo dello scudetto perduto l’anno prima con la Juventus per un gol di Altafini “core ingrato”. Ben 30 mila tifosi dei settantamila (!) abbonati – non era mai accaduto in passato – seguirono i giocatori azzurri per assistere al derby con i laziali delle vecchie conoscenze Chinaglia e Wilson, applauditi in passato allo stadio del Vomero nelle fila dell’ l’Internapoli. Era, quello, il Napoli di Bruscolotti, Burgnich, Orlandini, Esposito, Savoldi, Braglia. Al gol decisivo di Boccolini, che portava il Napoli in testa alla classifica, mentre la Juve stava perdendo con il Torino, successe all’Olimpico – come ha felicemente ricordato Mimmo Carratelli, splendido cantore delle gesta del Napoli – “la più imprevedibile, commovente e indimenticabile magìa mai successa in uno stadio. Per un incantesimo di cuore, un’ispirazione spontanea, una gioia non diversamente esprimibile e un’intesa e un accordo misteriosi, esaltati per il bellissimo gol di Boccolini che aveva determinato la vittoria azzurra, i trentamila napoletani cominciarono a cantare nello stadio romano “Oj vita, oj vita mia…”. Non l’avevano programmato, non s’erano dati la voce e fu una delle improvvise, geniali, immancabili trovate di un popolo e di una tifoseria inimitabili”. Fu, dunque, proprio quel 14 dicembre del 1975 che “Oj vita, oj vita mia…” , la parte più conosciuta de “’O surdato nnammurato”, divenne praticamente l’inno dei tifosi azzurri nei giorni felici delle vittorie, fino ai trionfi con Maradona e anche oltre.
      L’inno del Napoli nacque allo Stadio Olimpico, ma – continua il ricordo di Carratelli – “ebbe il suo suggello con un titolo a nove colonne su “Lo Sport del Mezzogiorno”, il settimanale diretto da Riccardo Cassero che subito “sparò” in prima pagina il titolo “Oj vita, oj vita mia…” enfatizzando l’eccezionale avvenimento e divulgandolo all’intera tifoseria azzurra. Cassero fece di più: catturò al volo, nei corridoi del giornale, il geniale collega Max Vajro uomo di cultura, scrittore brillante, e valente pianista, e gli impose di tracciargli su un foglio di fortuna il pentagramma con le prime note del famoso motivo di Califano e Cannio. Vajro lo fece velocemente consentendo a Cassero di “arricchire” il titolo su “Lo Sport del Mezzogiorno” con l’efficace disegno del pentagramma. E fu un successo”.
     Tutti i tifosi azzurri sparsi nel mondo, tutti i lettori rimasero conquistati dal famoso motivo, in chiave calcistica, che nella guerra del 1915-18 era risuonato già con fortuna nelle trincee tra i nostri soldati. Di quella magìa canora Romolo Acampora, grande e indiscusso testimone della storia del Napoli, scrisse una mirabile e appassionata cronaca su “Il Mattino”, mentre Nino Masiello trasse, con la sua genialità, lo spunto per far parlare Roberto Murolo, Massimo Ranieri, Nunzio Gallo, Mario Merola e Miranda Martino. Tutti furono concordi nell’affermare che “ ‘O surdato nnammurato” poteva a buon ragione diventare l’inno dei tifosi azzurri. E Murolo aggiunse: “ Però bisogna cantarlo anche quando le cose vanno male…”. Cosa che, però, naturalmente, non è mai accaduto…
     Quel gol, quella partita sono rimasti ben fissi nei ricordi di Boccolini, autore della rete all'Olimpico,  che adesso riferisce un particolare finora inedito: "Superfluo descrivervi la gioia per quella rete e l'emozione per l'accompagnamento canoro dei tifosi azzurri. Dopo la partita manifestai il desiderio di poter possedere quel pallone che, dopo il gol, era finito in tribuna ed era stato "catturato" da un gruppo di tifosi napoletani  che occupavano una zona tutta azzurra. Ne parlai anche con qualche giornalista e in risposta ebbi, subito dopo, l'invito di ritirare il pallone prelevato all'Olimpico da un tifoso di Sant'Antimo, presso il "Club Leo Clan", presidente Mimmo Chiariello. Volentieri mi recai in quel covo di tifosi, dove mi fu consegnato il prezioso ricordo e in cambio offrii un pallone autografato".

Nella foto, la prima pagina de “Lo Sport del Mezzogiorno” del dicembre del 1975 con il singolare titolo che, dopo l’esplosione canora all’Olimpico, lanciò definitivamente il motivo di “Oj vita, oj vita mia…” tra i tifosi.